07/09/11

Palatino, Colosseo, Fori Imperiali

Colosseo - Via dei Fori Imperiali
La storia di Roma comincia con un fatto di cronaca nera: Romolo, primo Re di Roma uccide il fratello Remo proprio sul Colle Palatino. Ma per capire bene cosa sia successo bisogna fare un passo indietro. Amulio, figlio di Proca (Re di Albalonga) e fratello di Numitore, per garantire alla sua stirpe la successione sul trono di Albalonga, uccise i figli del fratello e costrinse l'unica figlia femmina di Numitore, Rea Silvia, a diventare vestale e quindi a restare casta.
Tuttavia, quando le cose devono andare per un verso, non c'è nulla che possa cambiare il destino di un Re. Infatti, la bella Rea Silvia suscitava le attenzioni del dio Marte che s'invaghì della fanciulla fino a possederla con la forza in un bosco sacro, dove si era recata a prendere dell'acqua per il Tempio di Vesta, rendendola madre di due gemelli: Romolo e Remo.
Quando Amulio venne a sapere che la figlia del fratello (legittimo erede al trono di Albalonga) aveva dato alla luce due gemelli maschi, ordinò di uccidere la vestale (legittimato dal fatto che Rea Silvia non aveva rispettato il voto di castità con il quale era stata consacrata a Vesta) gettandola nel fiume Aniene.
Amulio, probabilmente non se la sentì di uccidere i due infanti e così decise di affidare la loro sorte al fato: affidò i bambini a due schiavi con l'ordine di metterli in una cesta e lasciarli alla mercè del fiume. Nonostante le forti piogge e l'ingrossamento delle acque, la cesta con i gemelli si arenò in una pozza sulla riva, presso la palude del Velabro tra Palatino e Campidoglio.
Una lupa in cerca di acqua si recò al fiume e udii il vagito dei due fratellini, in contrasto con la sua natura di predatore, la fiera venne intenerita e allattò i due piccoli. Pare che anche un picchio - animale sacro a Marte quanto la Lupa - portò loro da mangiare, ma quel che è certo e che in seguito furono trovati da un pastore di nome Faustolo (porcaro di Amulio), il quale insieme alla moglie decise di crescerli come se fossero figli suoi.
I bambini crebbero nella capanna di Faustolo con le amorevoli cure di Laurenzia, fino a quando un giorno, ormai giovani uomini, furono assaliti dagli uomini di Amulio. Romolo si difese energicamente ma Remo soccombette e venne condotto prigioniero alla corte dello zio che lo diede come schiavo all'ormai anziano Numitore. Notando il carattere per nulla sottomesso di Remo e ascoltandolo mentre parlava con altri schiavi del suo fratello gemello, il vecchio Numitore fu toccato nell'anima al ricordo dei nipoti. E indagando meglio scoprì la verità.
Nel frattempo, Faustolo aveva raccontato a Romolo delle loro origini divine e del sangue reale che scorreva nelle loro vene. Romolo, accecato dall'odio e dalla vendetta, radunò un gruppo consistente di pastori e di briganti con i quali si diresse da Amulio. Mentre la battaglia infuriava Romolo e il suo piccolo esercito vennero raggiunti da Remo e da Numitore che portava con se dei rinforzi. Amulio venne ucciso, Numitore ritornò sul trono di Alba Longa e diede ai nipoti il permesso di costruire una loro città sulle sponde del fiume Tevere.
Essendo gemelli la primogenitura non aveva alcun peso sulla designazione del Re per cui i due fratelli decisero di costruire due città: Romolo sul Palatino e Remo sull'Aventino. Un giorno, mentre i lavori di edificazione procedevano Remo, per prendersi gioco del fratello scavalcò le mura appena erette suscitando l'ira di Romolo che infuriato colpì a morte il fratello pronunciando delle parole che furono più una profezia che una sfida: «Così, d’ora in poi, possa morire chiunque osi scavalcare le mie mura».
E fu così, da una tragedia consumatasi sul colle Palatino, che ebbe origine la Città Eterna.

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